16 novembre 2014

Perchè non si è eroi solo per un giorno. Lo si è sempre!



...il mio calcio è legato ad una miriade di ricordi.
Ai sacchetti della spesa messi tra gli scarpini e i calzettoni, per tentare di evitare di congelarsi i piedi nel campo reso disumano da litri e litri di pioggia, ricordando in maniera imbarazzante, le partite del "secondo tragico Fantozzi".
Alle partite epiche nei campi di periferia, dove se trovavi un solo filo d'erba, potevi anche azzardarti nel chiedere il rinvio della sfida per motivi eccezionali.
Ad arbitri che la domenica mattina, non ne avevano voglia, ed in puzzavano di alcol dalla sera precedente, o che addirittura li incontravi proprio nei locali ed allora si faceva il dritto assieme.
Alla terna arbitrale; una vera chimera; la potevi avere solo se arrivavi a giocare le finali al Romeo Neri. Se non ci arrivavi (nel 99,99% dei casi), per tutta la stagione avevi i guardalinee di parte, ossia uno per squadra, gente davvero "bastarda dentro" perchè l'imparzialità la lasciavano in auto.
Alle squadre incontrate di tutte le regioni, in cui un allora albanese (tra l'altro un fenomeno) rivolgendosi ai propri compagni di squadra dalle evidenti origini meridionali, si rivolse loro dicendogli: "ohhhhh cazzo, parlate in italiano che non vi capisco!!!".
Ad un "11" di colore che sul campo di San Giuliano mi fece vedere i sorci verdi...mi scappava da tutte le parti. Era un misto tra Ermes & Eolo con le ali ai piedi. Ad un certo punto gli faccio: "senti bello cambia fascia che mi stai ammazzando". Lui mi sorrise, lo fece davvero ed il mio compagno nell'altra fascia mi mandò palesemente a cagare con urla e medio alzato d'ordinanza.
Al girone marchigiano; appena sapevano che: "arrivano quei fighetti di San Marino" li vedevi intenti nella sostituzione dei canonici 6 tacchetti di ferro con quelli di adamantio e te li facevano sentire tutti.
Alle risse verbali e fisiche. A quelli che parevano volerla sedare, e che invece te li ritrovavi sulla spalla intenti nel darti di morso nelle orecchie con le mani alzate, impegnati nel guardare angelicamente l'arbitro, che a sua volta era preso con i postumi di un pranzo pantagruelico romagnolo, facendogli credere che lui non stesse facendo nulla.
Alle partite immonde domenicali, calendarizzate in maniera debosciata per le 9.00. Voleva dire presentarsi minimo alle 7.30 da qualche parte, magari con il punto di ritrovo direttamente all'uscita dei locali, e che era davvero un miracolo se arrivavi a ritrovarti in 11. Ti sentivi un sopravvissuto.
Sempre a quelle partite in cui il Mister ti urlava: "cazzo fai la diagonaleeeeee", e te che gli rispondevi: "dopo un sabato come quello di ieri sera, è un mezzo miracolo che cammino. Posso farti al limite, un GinLemon". E lui: " allora ti cambio, cazzo"....ma in panchina c'erano solamente lui e alcune birre arrivate lì non si sa come.
Agli allenatori alla Oronzo Canà, che un bel giorno, in quel di Scacciano, ti dicono: "oggi dietro giochiamo a 6"; noi tutti che pensiamo fosse follia perchè non riuscivamo nemmeno a starci a 6 dietro in un campo largo 20 metri, montandoci l'un sull'altro. Perdemmo 4-0. Con la chicca ulteriore che per il tratto di strada che ci riportò da lì, ci raccontò tutte le sue vicissitudini amorose con le donne.
Al centrale di difesa che tirava dei campanili in aria assurdi -altissimi ma corti- e che ti incitava nel salire per attuare il fuorigioco, ma lui -vecchia faina- non saliva mai e teneva in gioco -da solo- 37 giocatori, 4 barellieri, 5 magazzinieri ed il custode.
Ad un gol assurdo di Simo Grana a Murata...rilancio dalla difesa impressionante con urlo da Hulk annesso, palla che fece due rimbalzi e dopo 70 metri si infilò nelle sette...e lui: "normale..."
Ad una partita contro chi non ricordo, che a fine del primo tempo pareggiavamo 1-1, e che poi perdemmo 11-1.
Alle docce che in pieno inverno, con -47 gradi centigradi, proprio nel momento della tanto desiderata doccia bollente, andavano in stallo, facendo uscire cubetti di ghiaccio dalle feritoie, che una coltellata faceva meno male.
Al classico compagno che non aveva mai un fottuto goccio di shampoo o di bagnoschiuma ed a turno glielo dovevamo prestare.
A quello che non cambiava mai la biancheria, lasciandola lì per anni o secoli, dentro il borsone. Che se chiamavi i RIS di Parma ci trovavano certamente qualche cadavere di una non ben precisata specie.
Alle leggende metropolitane: "Teo, metti gli scarpini avvolti in una sacca di tela imbevuta di alcool, vedrai che rimangono morbidi!!". Ci ho provato: il risultato è sempre stato l'immenso puzzo dello stesso misto al fango rappreso che ti faceva storcere il naso appena aprivi la parte sotto della borsa. Ed ovviamente scarpe da buttare perchè la pelle si seccava.
Al buono di 60 euro che la società ti dava per comprarti le scarpe. Quella volta non esistevano i campi sintetici ergo tu compravi sempre quelle con i sei tacchetti di ferro e ci giocavi anche in estate, perchè erano "le tue scarpe".
Il taping alle caviglie: una sorta di autolesionismo in cui dovevi sforzarti di credere se volevi giocare anche in condizioni assolutamente inguardabili.
Alle partite fatte di fianco ad improbabili cimiteri, che però avevano il merito di placare gli animi di 22 bestemmiatori incalliti.
Alle squadre di immigrati di altri paesi, che dopo 90 minuti di pura cattiveria, ti invitavano a prendere da bere dai loro meravigliosi tifosi -e sopratutto tifose- sfiniti/e a loro volta, dopo una maratona alcolica a bordo campo.
Alla visita per l'abilitazione sportiva, fatta con una fascistona corrispondente al nome gentile di Anna. Andavi dentro l'ambulatorio, vedevi il tapis roulant e sorridevi. Ma lei vecchia megera, godeva nel dirti: "non guardare quel robo...te vai a fare il cubo per dieci minuti e zitto".


Questo era il mio calcio.
Sono certo che molti ricordi se non sono simili poco ci mancherà, li avranno avuti quei meravigliosi ragazzi che ieri hanno portato alla storia San Marino nei gironi di qualificazione. Magari un pochino differenti, ma li avranno vissuti similarmente.
Gli stessi ragazzi, o in parte, che oggi sono degli eroi, ma che solo pochi mesi fa erano delle pippe, per taluni, perchè ne avevano presi 13 dai tedeschi.
Personalmente poco cambia, in quanto oggi, come allora, meritano rispetto per ciò che fanno. Perchè non sono professionisti e che per campare, lavorano. Giocano per il piacere di farlo, certamente con qualche prospettiva in più di chi oggi, come il sottoscritto, ha solo ricordi.
Continuate a farlo.
Continuate a pensare che ci sarà sempre un Wembley ad attendervi, o una Estonia o una Germania. Fatelo mi raccomando; perchè i vostri ricordi possano essere migliori dei miei e soprattutto perchè la vostra è pura passione. E le passioni fanno dare sempre qualcosa in più.

Nessun commento: